mercoledì 11 agosto 2010

Piazza Armerina. Mpa: "Il sindaco lasci se non è in grado di governare la città e il suo partito"

L'Mpa sul sindaco e il Pd:
"Gli ultimi avvenimenti che agitano la maggioranza di governo ci impongono alcune riflessioni di carattere sociale e politico. E’ noto come, in occasione della presentazione in Consiglio Comunale del Bilancio di previsione, si siano registrati comportamenti insoliti e inadatti a un pubblico consesso: oltre alle dimissioni dell’Assessore Restivo e del tecnico Costa, cinque consiglieri di maggioranza si sono dichiarati “autonomi” rispetto all’azione del governo cittadino, dagli stessi dichiarata fallimentare e non rispettosa delle promesse elettorali. In nome dei concetti di legalità, correttezza e trasparenza, i cinque consiglieri si sono ufficialmente staccati dalla maggioranza che, a questo punto, non è più tale. Vogliamo fare finta di niente? Come risposta, invece, il primo cittadino ha bacchettato gli “autonomisti”, facendo un discorso fuori luogo, arrogante, con riferimenti personali, discorso che avrebbe trovato miglior palco presso la sede del suo partito. Ma eravamo nell’Aula Consiliare, e il Sindaco poteva risparmiarci questa ignobile sceneggiata!
Non si può negare come il problema sia interno al PD piazzese e che tali avvenimenti, che confermano il completo fallimento politico e amministrativo dell’attuale maggioranza, dovrebbero essere affrontati politicamente prima che civicamente. La città di Piazza Armerina non può pagare dazio per le beghe di un partito! Le strade percorribili, è evidente, sono due, una antitetica all’altra: o il partito di maggioranza si ricompone, o il Sindaco sarà costretto a trarre le dovute conclusioni e presentarsi quanto prima in Consiglio Comunale per prendere atto delle inevitabili conseguenze. Non può illudersi di poter continuare sulla strada finora percorsa con atteggiamenti irresponsabili. A tutt’oggi il Sindaco ha di fatto allontanato le problematiche cittadine, trincerandosi dietro una frase ricorrente: “non sono atti miei”, salvo attribuirsi in qualche caso meriti che non gli spettano. La Città sta morendo, sul piano economico e sociale, e non ha bisogno di un Sindaco che, anziché affrontare i problemi anche delle precedenti amministrazioni, apportando le dovute modifiche, vive fuori dalla realtà, inseguendo solo le proprie fantasie. La Città esige che il proprio Sindaco la governi, e non le interessa questa continua ingerenza negli affari di un partito, il PD, che le sta succhiando ogni prospettiva di futuro, trascinando perdipiù nell’Aula consiliare problemi tutti interni a una compagine politica. Il PD risolva i suoi problemi, governi col suo Sindaco, e la smetta di fare un giorno la maggioranza e un giorno l’opposizione. O abbia il coraggio di sfiduciare pubblicamente un primo cittadino che non rispetta la volontà del suo partito e nel quale il suo partito non si riconosce più.
L’MPA piazzese abbraccia l’iniziativa dei cinque consiglieri “autonomi”, ma non può prescindere dal fatto che politicamente sia un problema del partito di maggioranza. I consiglieri MPA, infatti, svolgono il proprio lavoro in Aula, sempre nel rispetto del proprio mandato, disponibili al dialogo, ma senza l’obbligo di avere un rappresentante unico, così come non è accaduto in campagna elettorale. Le accuse ai consiglieri d’opposizione, di non aver saputo cogliere il momento propizio per sfiduciare l’attuale amministrazione, risultano dunque pretestuose. La nostra opposizione è costruttiva, come sempre dovrebbe essere: non si vota un emendamento solo perché presentato da una fazione avversa al Sindaco. Se parte della maggioranza si pronuncia contro la stessa maggioranza, siamo pronti ad accogliere le sue istanze, ma la soluzione deve essere trovata nelle decisioni della compagine politica di appartenenza. Se il Sindaco non è capace di governare il suo partito, come la sua Città, si faccia da parte, per il bene di tutti".

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

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In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

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Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo