martedì 3 maggio 2011

Piazza Armerina. Presidenza. Venezia e lo sgambetto a Capizzi.

Indiscrezioni danno l’amministrazione comunale molto attiva nei giorni scorsi nel raccattare voti per il capogruppo del Pd, Giuseppe Venezia, candidato alla carica di presidente del consiglio comunale. Un assessore comunale nei giorni scorsi avrebbe contattato un indipendente, un berlusconiano e un lombardiano. Obiettivo convincerli a votare per lo stesso Venezia. L’operazione sarebbe quasi riuscita il 28 aprile scorso, quando il capogruppo del Pd, contando sugli otto voti di partenza dei suoi fedelissimi del partito Democratico, tra cui anche alcuni autonomisti fino a qualche tempo fa a lui più ostili, riportò dieci voti in aula, mancando l’elezione per un voto. E quel voto dovrebbe essere quello dell’indipendente che a quanto pare non ha finora ceduto alle lusinghe dei diplomatici di Sala delle Luci. I due franchi tiratori che tanto starebbero facendo incazzare i vertici del Pdl e l’entourage di Giuseppe Capizzi, l’altro candidato del Pd sostenuto da Mpa, Udc e pezzi del Pd di Ranieri Ferrara, sarebbero secondo il berlusconiano e il lombardiano. Il secondo in aula, a microfoni spenti, avrebbe smentito seccamente. Voci danno il coordinatore del Popolo della Libertà, Fabrizio Tudisco, deluso e critico per il comportamento di Paternicò (il quale a sua volta sembra parlare di accordi rimangiati dagli stessi suoi amici di partito), pronto a proporre la candidatura di Basilio Fioriglio, indipendente, il quale per la sua esperienza e per aver già rivestito la carica, sembrerebbe adatto allo scranno più alto di via Cavour. La proposta non sarebbe piaciuta per niente a Strazzanti e Ferrara che non vogliono rinunciare al progetto della triade (Udc-Mpa-Pd) nata attorno alla candidatura di Capizzi, votato dallo stesso Fioriglio. E intanto domani sera, 4 maggio, alle 20, contro la “francotiratorite”, la triade avrebbe intenzione di proporre e studiare un voto pilotato, in modo da non consentire a nessuno di promettere Capizzi e votare sottobanco Venezia. Potremmo assistere a votazioni del tipo: “Giuseppe Capizzi”, “Capizzi Giuseppe”, “Consigliere Capizzi”, “Consigliere Capizzi Giuseppe”, “Consigliere Giuseppe Capizzi” “Capizzi” e così via? La cordata pro Capizzi, del resto, dopo l’episodio del franco tiratore, ha barcollato con evidente imbarazzo. Tanto da autoregolamentarsi nell’ultima votazione del 28 aprile, quella successiva all’episodio del franco tiratore, con un ordine di servizio interno: “Ognuno di noi voti per se stesso!”. E così è stato, con il franco tiratore rientrato ed un cerotto momentaneo appiccicato sulla falla della triade. Lo sgambetto di Venezia a Capizzi per ora non è riuscito. Riunioni, telefonate e incontri si susseguono da tutte le parti. La politica non la fanno più i partiti, ma i cellulari. Il popolo, il caricabatteria della politica, di tutto questo farebbe a meno. Ma non ha gli strumenti per tirare via la spina.

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

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In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo