giovedì 7 novembre 2013

Piazza Armerina. Affreschi del Borremans rischiano di sparire. Appello di monsignor Scarcione

Gli affreschi del Borremans a San Giovanni Evangelista
Rischiano di subire danni irreversibili gli affreschi maestosi del Borremans della chiesa di San Giovanni. Denuncia allarme lanciato dal rettore della chiesa, don Antonio Scarcione, il quale si appella a tutte le istituzioni e le associazioni, per verificare di persona lo stato di degrado in atto e preservare le opere d’arte. “Salviamo uno dei più importanti capolavori dell’artista fiammingo”, dice don Scarcione. Infiltrazioni, umidità e collasso dei pigmenti minacciano la conservazione degli affreschi. Il prete ha più volte chiesto un intervento alle autorità competenti, ma ha sempre ricevuto come risposta che non ci sono i fondi. Per questo ha deciso di inviare un invito a tutti, istituzioni politiche, club service, associazioni archeologiche e ambientaliste, comitati di quartiere, deputati regionali. E ha dato loro appuntamento alle 17 dell’8 novembre, per far vedere di persona il pessimo stato di conservazione e lanciare una sorta di denuncia collettiva. “In particolare vedremo i due pannelli delle pareti di destra e di sinistra, fissati dai tecnici con velinature, che, a loro volta, si stanno, anch’esse, deteriorando, rischiamo di perdere queste opere in modo definitivo”, spiega il parroco, invitando tutti a sollecitare la fase di restauro: “Per scongiurare... il rischio lanceremo, insieme, l’allarme e redigeremo un ulteriore documento-appello da recapitare alle competenti autorità regionali, affinché vogliano assegnare i fondi indispensabili, per salvare uno dei più importanti capolavori dell’artista fiammingo”. L’interno della chiesa di San Giovanni Evangelista, volte del tetto e pareti laterali, le cui strutture attuali sono settecentesche, furono totalmente affrescate dall’artista olandese e dai suoi allievi nella prima metà del XVIII secolo, e rappresentano la vita dei santi benedettini. Tra le principali scene, nella volta “L’Immacolata tra le virtù”, nel presbiterio “L’Adorazione dei pastori” e alla destra “L’Epifania”.
Stanco e deluso nell’assistere al degrado della sua chiesa, uno degli edifici di culto più importanti della città dei mosaici e dell’intera Diocesi dal punto di vista artistico, don Antonio Scarcione ha già deciso di finanziare alcuni interventi di restauro all’interno della chiesa con il suo Tfr, il trattamento di fine rapporto che gli spetta per la sua lunga attività di dirigente scolastico in diversi istituti superiori della provincia. Lo ha già fatto con un “pulpito” del settecento, il cui restauro è stato assegnato ad un laboratorio di Enna, a sue spese. Don Scarcione ha deciso di autofinanziarsi, ma ha fatto tutto nel rigoroso rispetto delle normative di settore, con tanto di via libera chiesto e ottenuto in via preventiva dagli uffici della Soprintendenza ai Beni culturali di Enna. E non si ferma qui, avrebbe intenzione di fare lo stesso con un prossimo intervento necessario alla sistemazione di un altare interno alla chiesa di San Giovanni Evangelista, annessa all’ex convento dei Benedettini, oggi appartenente alle Figlie di Maria Ausiliatrice. Una battaglia coraggiosa di principio, la sua, a difesa di una chiesa unica nel suo genere a Piazza, trasformata di fatto in una sorta di grande unico dipinto corale, tuttora non reso fruibile ai grandi numeri del turismo organizzato e fai da te. Già in passato lo stesso settore Beni culturali del Comune aveva più volte sottolineato il potenziale pericolo cui andavano incontro gli affreschi senza un articolato intervento di restauro. E si spera che a tendere una mano a don Scarcione possa essere anche la Diocesi, magari attraverso i fondi messi a disposizione nella misura del 50 per cento dalla Cei, la conferenza episcopale italiana, il parlamento dei vescovi italiani. (Giornale di Sicilia - Edizione del 7 novembre 2013)
 
Il blog:

Dai rovi al museo

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Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

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In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

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Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

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Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo